Prendiamo per esempio Tison Gay, grande velocista, recordman nazionale sui 100 metri piani con un sontuoso 9''71: impresa da sogno, tempo storico, ma appena passato il traguardo infinita amarezza e un bel rosario di saracche.Sì perché anni di preparazione certosina, allenamenti rigorosi, sacrifici e impegni, e un 9''71 dorato non bastano se sei nato e corri nella stessa era di Usain Bolt, essere sovrumano, che ti ha dato cinque metri ed è là davanti a festeggiare il nuovo incredibile primato del mondo, oltre ogni immaginazione.Che sfiga.Stesso destino quello di Aguardentero, toro di Prieto de la Cal, che venerdì scorso ha infiammato l'arena di Arles durante la corrida concorso con quattro entrate al cavallo potenti e distruttive.Magnifico nella presentazione (i tori della marchesa sono sempre essenzialmente belli, e questo ancora di più), selvaggio e coriaceo nella suerte de varas, ovazioni ad ogni sua galoppata.Concorso vinto a mani basse...se non fosse che bastava nascere un annetto prima o un annetto dopo, e insomma non giocarsi la stessa corrida di Clavel Blanco, arrivato da un altro pianeta a portarsi via il premio.Che sfiga.Un pomeriggio di quelli da ricordare l'11 settembre 2009 ad Arles, l'arena popolata di seimila aficionados venuti ad ammirare il toro, godere della sua bravura, emozionarsi per la sua combattività, applaudirlo e piangerlo.Del Signore Bianco abbiamo già detto, e Aguardentero arriva secondo anche sul nostro blog.Uscito per quinto, capitato ancora in sorte a Lope Chaves, i suoi dieci minuti di sfida al cavallo rimarranno nella nostra memoria per parecchio tempo: un combattimento autentico, potente ed elettrizzante.Si sa, i veraguas sono catapulte da picador, capaci di lanciarsi da ventri metri come una sassata contro il giallo della protezione: e se Clavel Blanco attaccava con la potenza austera di una corrazzata, Aguardentero sparava il suo corpo nell'assalto come un cannone sputa i suoi missili.Fatto ancor più spettacolare, a tre metri dall'incontro quel toro magnifico abbassava la testa, muso a terra e bum! dentro: nella prima piccata si fa bilancia con il cavallo, rimasto sospeso su quel collo che ora porta 400 kg come se niente fosse.Il Garofano Bianco aveva calato sull'arena una cappa di tensione elettrica, Aguardentero invece ci siringa litri di adrenalina nelle vene: il secondo assalto è roba di altri tempi, il toro è una valanga e uomo e cavallo schizzano via come birilli, Rafael Lopez (dell'équipe di Sanchez Vara) rimane a terra, lancia in mano.Sui gradini fa caldo, molto caldo, e non è tutto merito del bel sole provenzale.Alla terza entrata l'impatto è fragoroso, Aguardentero spinge come un ariete preme sul portone di un maniero da violare.Applausi, grossi applausi, il rosso del sangue va a macchiare quel pelo così elegante e che ora si fa bello di nuove sfumature vermiglie.Lopez Chaves si ripassa il manuale dei Prieto de la Cal e lascia il toro a 20-metri-20: testa bassa, una cannonata, cavallo per aria, Rafael Lopez precipita sulla sabbia e rimane alla mercé del toro, che lo passa, lo scavalca, lo tiene sotto le gambe.Enorme, Aguardentero, selvaggio e pugnace come pochi tori si vedono in un anno.Cos'è mancato al Prieto de la Cal per essere un grande toro e per giocarsi la concorso?Il presidente.Che contro il desiderio di seimila cuori ormai scossi e conquistati nega ad Aguardentero la quinta picca, la sesta, che l'avremmo visto lanciarsi dall'altra parte dell'arena, è sicuro, da quaranta metri contro quel ferro che ogni volta lo ferisce ma che ogni volta affronta con immutata bravura.Gli altri quattro?Borrascon era un Partido de Resina di 580 kg che più pabloromero non si può, magnifico per pelaggio e corporatura. Tre incontri nella cavalleria esitando un pò ed uscendo da solo, alla muleta arrivava appensantito e aveva nelle gambe un passo o due prima di fermarsi.Il toro di Conde de la Corte, Sirio di 590 kg, permetteva a Cruz di mettersi in mostra con veroniche secche e di grande coraggio. Tre picche anche per lui, discrete le entrate e testa alta nel fianco equino. Gran motore nell'ultimo atto, al quale però arriva con la testa alta obbligando il torero ad un lavoro faticoso e meritorio.Blanquet di Yonnet, 540 kg, di una bellezza straordinaria nel suo manto salpicado (a lui sicuramente il premio eleganza della giornata), quasi un rebus per quanti amano arrischiarsi nella definizione dei colori del pelo.Forse il toro peggio piccato, ed è una disgrazia perché Blanquet aveva una certa classe nel cavallo, spingendo forte fino alla quarta entrata, nella seconda mettendo bene le reni.Faena dura e complicata, aspra, il toro ha ancora un discreto capitale di passi ma stringe sull'uomo, costringendolo agli staordinari.Infine Mercancias di Cuadri, 620 kg, in linea con gli altri stessi Cuadri usciti a Ceret in luglio: esita ad attaccare il picador, si addormenta sul di lui fianco, muove disordinatamente la testa.Poco sedotto dal panno di Cruz, il toro è piantato sulle gambe, si difende e si fa pericoloso.C'è poca sostanza nei suoi seicento e passa chili.Loro i protagonisti del giorno, ma rimane da dire degli uomini.Quelli a cavallo a tratti addirittura eroici, Rivas (per il Perez de Vargas) e Lopez (per il Prieto de la Cal) si sono letteralmente giocati la vita di fronte a tori che sono monumenti viventi di muscoli e corna, che attaccavano, e li rovesciavano, una, due, tre, quattro volte.I toreri sono rimasti in trio per lo spazio della sfilata iniziale, terminata la quale Sanchez Vara ha abbandonato per problemi ad un braccio: fa piacere dirlo perché il gesto è nobile, il torero ha deciso di far fronte comunque a tutte le spese compresi i cachet della sua squadra, e di dividere il rimanente tra i due colleghi rimasti a combattere da soli i sei tori.A Domingo Lopez Chaves e Fernando Cruz, i cui nomi non verranno certo scritti in caratteri d'oro nel libro mastro della storia della tauromachia, va tutto il nostro sincero rispetto: ad entrambi sono toccati clienti per usare un eufemismo difficili, ed entrambi hanno reso onore all'impegno con dignità e serietà, costruendo combattimenti leali e franchi e a sprazzi riuscendo anche a tirare passi eleganti e profondi. Soprattutto, abbiamo sul serio apprezzato il rispetto vero e ammirevole portato ai sei tori, alle specificità della corrida concorso, al pubblico.Meritano più ammirazione loro in un pomeriggio che molte delle pseudo star, pagate camionate di euro, in una stagione intera.22 assalti alla cavalleria.12 corna spesso spaventose, intaccabili, aguzze e perfette.Soprattutto, 6 tori e 6 origini diverse, una preziosa lezione di varietà di comportamento e morfologia: per ordine di anzianità, gallardo, veragua, tamaron, pedrajas, santacoloma, pinto bareiros.Una delizia.Grande pomeriggio di tori, ad Arles, di quelli da cui esci pieno, emozionato, intimamente felice: la grandezza unica della tauromachia.Avanti, all'anno prossimo.
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